UbertoDal nemico
Mi guardo, - perocchè quando ei più pressoA me verrà, che non la spada ho lunga,
Freddo sarò; ma dalla man che blandaPar che si accosti a carezzarti il mento,
E ti rompe la gola, chi ti guarda?
GeriTanta astrattezza ricercar che giova?
Noi non concerne: - il mio fedel tu sei, -
Dovizioso per me; - dove fattoTale, non fora ch'io ti muti certo
Con nuovo impronto, che di te men valga.
UbertoSia. Ogni uom suo sentier corre; io corro il mio,
Pensando che sul letto della morteAlto conforto pel tradito è questo,
Ch'ei può legar la sua vendetta. - Geri,
Son vostro.
GeriVa, - nelle terrene stanze
Tacito statti del castello; - all'uopoQuanto fia troverai. - Lo duca vostro
Seguite voi silenziosi, comeSorprendete il viandante alla foresta. -
Tu gli conforta a bene oprar la spada.
UbertoL'hanno tutti a due tagli.
SCENA III.
GERI, MANENTE.
GeriEi vuol morire.
Poca per celar sapienza, e ingegnoPer conoscere ha troppo. Or tu ben nota,
Manente; al terzo grido per lo Imperio
Pon fine alla bisogna; - e tal ti adopra,
Che al colpo primo la si spacci: - in modoFarò che Bianca non si opponga.
ManenteQuesto,
Vel dissi io già, non lo raddoppia mai.
GeriUna volta mancasti. - Altrove io corro
A vegliare. Ricorda... al terzo ei...
ManenteCada.
SCENA IV.
MANENTE.
Facciamo i conti. - Mi torna ch'ei cada? -
Debbo esser tristo traditore, o tristoFedele? - Tristo sempre! - Parmi il meglio
Torre il bel vanto di restar fedele...
Ecco come s'accoppia al maleficioVirtude, e come ogni uom può dirsi onesto.
SCENA V.
BIANCA.
Di arme un suono qui intesi.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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Imperio Bianca
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