GeriTestè a diporto pel giardino errante
Lo vidi.
GualfrediFate ch'ei qui venga.
GeriPadre...
Il fratel vostro...
GualfrediLemmo!
Geri
È in queste case. -
GualfrediChe fa? perchè non viene? Andate, solo
Convenire amo con esso.
SCENA V.
GUALFREDI, LEMMO.
GualfrediA che stai?
Fratel, non osi? - temi? - In questa casaPensa che visse il padre tuo, - fratello...
LemmoOh nome! - quanto mai fur queste orecchia
A non lo udire; - egli nasconde un suonoChe di amoroso brivido mi scuote. -
Deh! torna a dirmi, o mio fratel... fratello.
GualfrediFratel mio dolce, - fin dagli anni primi,
Più che le dotte carte, a me la spadaPiacque, la scienza a te; pur mai dai nostri
Labbri volò l'oltraggio. - Un mal consiglioCi divise, - pur mai nemici fummo.
Indurarci la mente al ciel non piacque:
Ella era amica, ma taceva; - i figliNon ci videro il cor che in suo secreto
Forte piangeva la perduta pace. -
Ei crebbero nell'ira; - essi son reiDi nostre colpe; - seminammo l'odio, -
Raccogliamo il misfatto.
LemmoIl ver pur troppo
Parli. - Oh! se mai lo malo esempio il padreDella colpa, che poi rampogna al figlio,
Avesse offerto, di gran pianto francaSaria la stirpe umana; ma di polve
Figli, - dannati al male, - non ci è datoSchifar, ma solo riparare al fallo.
GualfrediE si ripari. - Il fato che gli eventi
Regge, senza cercarla, offre una viaSoave, un laccio d'oro, onde torniamo
Amici nell'amor dei nostri figli.
LemmoSe eterno di quest'anima sospiro
La pace sia, fratel comprendi. TaleMi fai proposta, che volendo ancora
Ricusar non potrei. - Anch'io talvolta
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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