- Ora dunque, e sia qualsivoglia l'Anonimo, apprenda che male dimostra conoscere la indole nostra se crede con perfida lusinga indurre noi a collegarci seco in altrui vituperio. Per quanto serba dominio la volontā sopra le azioni umane, ci serberemo incontaminati da ogni bassa voglia, da ogni vile talento, dalle invidie, dalle ire solite a turbare gl'ingegni che muoiono in un punto stesso alle memorie e alla vita. Finchč lo consentono i cieli (e sempre spero il consentiranno), la mano che verga questo scritto si manterrā degna di stringere qualunque altra mano Italiana. Sono le lettere un sacerdozio morale, e guai a colui che sotto aspetto diverso le considerasse! - Gli tornerebbe in danno la sua stessa dottrina, e la sua fama sarebbe quella di Erostrato! - L'attitudine a bene scrivere largita a pochi avventurosi, se volta a ritrarre le immagini di una calda fantasia, ossivvero ad esporre sentenze di utili dottrine, feconda fiori immortali a quegli avventurosi; - adoperata in turpi litigi, vuolsi paragonare alle spade della patria affidate ai suoi figliuoli per la propria salvezza, e che nell'ira del vino si cacciano forsennati nelle viscere.
Percorrendo la storia delle sepolte generazioni, gemiamo di sdegno per le risse letterarie del Poggio, del Filelfo, di Giorgio da Trebisonda, del Valla e degli altri uomini dotti del quattrocento. Nel sesto secolo vediamo un Castelvetro comprare da un sicario l'anima di Alberigo Longo colpevole di averlo biasimato, e Castelvetro fuggirsi nudo per la notte dalle case che gli aveano incendiato gli offesi dalla sua penna mordace: - prostituire Annibal Caro i sacri studi, e le onorate scuole, onde č simile a Dio la nostra mente(162), in turpi motteggi contro quel veglio, di cui lo stil, l'inchiostro, e le parole, son la rabbia, il veleno, il ferro e il dente(163). Insaniscono vituperati l'uno contro l'altro l'Aretino e il Berni.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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