- Il tempo vuole le sue giustizie sopra le triste scritture, e noi lasciamo adoperare a questo unico riparatore dei torti la sua potenza. Le discipline gentili non si promuovono con gli esempi del pessimo; la mente e il cuore si scaldano davanti ai simulacri di eterna bellezza, nè Longino e gli altri retori innamorarono le genti del sublime con i falli di Omero.
L'anonimo Scrittore, forse classico abbastanza da aver letto le male arti delle Sirene nella Odissea, stimò col suono della lusinga assopir noi onde gli offrissimo mezzo di avvilire la lama di un individuo. - Anonimo, anonimo, rammentati che Ulisse si turò le orecchie, e passò illeso dal canto pericoloso, come noi dalle tue adulazioni. - Ogni uomo rende pur troppo, e più che non crede, strettissimo conto davanti la pubblica opinione delle opere sue; ma te chi fece, anonimo, giudice di morale? - Forse la fama candidissima, forse il retto costume? - Mostrati allora a viso aperto, e vediamo se tu sarai quegli che devi scagliare la prima pietra.
Ora dunque io voglio che sappiano, che per anni e per vicende non mutato in nulla, molto meno avrei saputo o voluto mutarmi in queste norme di onesto vivere civile, e che io respingo da me con disprezzo il sospetto di potermi tanto avvilire da scoccare dalla corda di pelo di volpe dardi velenosi riparato dietro l'anonimo. Io ho detto sempre a viso aperto, a mio rischio e pericolo, quanto mi parve dover dire; e Dio consentendo, la mia giovanezza non avrà a vergognarsi della mia virilità.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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