Così, mio Dio e mio re, allorquando nello Evangelio diceste appartenere il regno dei cieli a coloro che si assomigliano ai fanciulli, voi non proponeste già per modello di virtù la innocenza del loro spirito, ma soltanto la piccolezza dei loro corpi come immagine di umiltà. - Confessioni, l. I, cap. 19.
E con parole ed esempii più singolari nel l. II, cap. 4, - 5 e 6: - "Voi Signore, condannate il furto........, e nonostante, Signore, io ho voluto commettere un furto, e lo commessi non mica per necessità, ma per puro spreto di giustizia, per eccesso e colmo d'iniquità, avendo involato cose di cui non pativo diffatta, anzi pure ne possedevo in copia e migliori di quelle che io rubava. Rubai, niente altro cercando nel furto tranne il furto stesso, e compiacendomi saziarmi nella laidezza del vizio piuttosto che nel frutto dell'azione viziosa. Era un pero presso la vigna paterna che produceva pere nè belle alla vista nè piacevoli al gusto. Noi fanciulli dopo avere giuocato fin presso a mezzanotte, andammo in frotta a scuotere l'albero e spogliarlo di tutti i suoi frutti, e ritornammo carichi di pere, non per mangiarle, ma solo per rapirle e gittarle ai porci, contenti nel piacere di fare quello che ci era vietato." - E dopo questo racconto il Santo di raziocinio in raziocinio[**nell'originale raziocino] non dubita paragonare il furto delle pere con i misfatti di Catilina, ed anzi a quegli stessi misfatti anteporlo, imperciocchè a fine di conto Catilina amasse gli omicidii non come omicidii, ma come mezzi di pervenire ai suoi fini, mentre egli trucidasse coteste pere senza scopo, se togli quello di fare del male.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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