Ecco quelli da capo mi taglia ora gli occhi, e già ho perduto il vedere. e l'altro ha segato infino al cuore, e già non posso più vivere - E dicendo queste parole, si morì." - Dante, al XXVII dell'Inferno, tal fa parlare Guido da Montefeltro:
Francesco venne poi, com'io fu' morto,
Per me; ma un de' neri cherubiniGli disse: Nol portar; non mi far torto.
Venir se ne dee giù tra' miei meschini,
Perchè diede il consiglio frodolente,
Dal quale in qua stato gli sono a' crini;
Ch'assolver non si può chi non si pente;
Nè pentere e volere insieme puossi,
Per la contraddizion che nol consente.
O me dolente! come mi riscossi,
Quando mi prese, dicendomi: ForseTu non pensavi ch'io loico fossi!
E al VI del Purgatorio, non con diversa immagine si esprime Buonconte figlio dello stesso Guido.
(115) La causa di parlare siffatto è manifesta dal Commento che fa il Landino al verso dei Canto XXXIII dei Purgatorio, - Che vendetta di Dio non teme suppe. "Creda che Dio ne farà vendetta."
Referisce lo Imolese che in Firenze era opinione, che chi avesse commesso omicidio, e mangiasse sopra il corpo del morto una zuppa, non potea dipoi per vendetta esser morto: e il figliuolo di Dante, il quale commentò questa Commedia, afferma che in questi tempi, quando alcuno dei grandi cittadini era stato morto nella nostra città, i propinqui guardavano la sepoltura insino a nove giorni che alcuno non vi mangiasse zuppa.
(116) Comparisce Bianca.
(117) Questa idea fu suscitata da quel verso di Byron nella Fidanzata d'Abido, "Where is my child? an Echo answers, Where.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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