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      La contingenza, che fuor del quadernoDella vostra materia non si stende.
      Tutta è dipinta nel cospetto eterno.
      Necessità però quindi non prende,
      Se non come dal viso in che si specchiaNave che per corrente giù discende.
     
      Nel qual luogo dimostra come la prescienza di Dio non è contraria al libero arbitrio; la imagine della nave è stata imitata da noi, come ad ognuno è manifesto. Se poi ella sia buona ragione, a noi non istà a dire; avvertiremo solo che qualunque ama sprofondarsi per queste astrattezze, materia di ben molte meditazioni metafisiche intorno a ciò potrà rinvenire nella LXIX delle Lettres Persanes di Montesquieu.
      (120) Questa voce fidiamo non ci sarà rimproverata sì come obsoleta, dacchè il Grossi l'ha tante volte adoperata nei suoi Lombardi alle Crociate; pur chi amasse conoscerne la proprietà, legga questo passo di Dante tratto dalla Vita Nuova, che comenta il Sonetto Deh! peregrini, che pensosi andate. "E però è da sapersi che in vari modi si chiamano le genti che vanno al servigio dello Altissimo: chiamansi Palmieri, in quanto vanno oltremare, là onde molte volte recano la palma. Chiamansi Peregrini, in quanto vanno a Galizia, perocchè la sepoltura di San Iacopo fu più lontana dalla sua patria che d'alcuno altro Apostolo; chiamansi Romei, in quanto vanno a Roma, ecc."
      (121) Una reliquia.
      (122) La campana dell'Ave Maria.
      (123) Dando una pugnalata a Dore.
      (124) Dore para il colpo, e ferisce Geri in una mano, che cadendo gli lascia il suo mantello.
      (125) Incespica, e cade in ginocchio.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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