I quali portavano un abito bianco, ed un mantello bigio, entrovi una croce rossa con due stelle rosse in campo bianco, e vivevano nelle loro case con mogli e figliuoli esenti dalle comuni imposizioni; e chi non era nobile, non poteva essere di quest'ordine, e vivevano assai esemplarmente." - Dante ne caccia due nell'Inferno.
(154) Lasciano la torcia a un braccio della bara.
(155) Alza il manto della bara.
(156) Cade sulla bara, e rimane coperta dal manto.
(157) Gualfredo a Geri.
(158) Superstizione. Tommaso Tomai, fisico da Ravenna, a p. 222 del suo Giardino del mondo, queste cose riferisce. "Fra le rose memorabili del sangue, non resteṛ di dire, come il sangue del morto per ferite, venuto alla presenza del malfattore, lo scopre, uscendo fuori dello ferite; e oltre i moltissimi esempi ch'io potrei addurre, ne diṛ uno notabile, narratomi dal signor Biagio dell'Orso da Ravenna, dottore illustre e grandissimo pratico nelle cose criminali; ed à che ritrovandosi egli al servizio del serenissimo signor duca di Mantova in Mombello, casale in Monferrato, avendo uno di notte ammazzato uno frate di Santa Maria delle Grazie di Trino, che non si sapeva, dopo l'essere il frate sei ore morto, e trovato la mattina cadavero secco e agghiadato, essendo ivi concorso molto popolo, non si vide alcuna mutazione, ma fatto chiamare uno che si trovava in qualche sospetto, subito giunto alla presenza del morto, il sangue usć fresco talmente dalle ferite, che trapassando il letto mortorio, arriṿ fino a terra, non senza grandissimo stupore di quelli che v'erano presenti.
| |
Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
|
|
Inferno Lasciano Alza Cade Gualfredo Geri Superstizione Tomai Ravenna Giardino Biagio Orso Ravenna Mantova Mombello Monferrato Santa Maria Trino
|