Laonde preso e condotto alle carceri, dopo alcuni tormenti datogli, avendo confessato il delitto, fu condannato a morte dal suddetto signor Biagio." - In fine di certa difesa fatta per un accusato di perduellione, da Carlo Antonio Rosa marchese di Villarosa, innanzi il marchese di Vigliena duca d'Ascalona, vicereggente del Regno di Napoli del serenissimo duca d'Angiò, la quale comincia "Eccellentissimo Signore, l'infelice Ferdinando Ballati, a cui l'avvocato fiscale a guisa di Marte minaccia la morte, ricorre oggi a Giove, qual è l'Eccellenza Vostra, ec." si leggono le presenti parole: "Ciò nonostante fu condannato a morte; contro la qual sentenza furono da me proposte le nullità, ma nondimeno fu confermata. Avvenne poi che per un giorno intero si vide sgorgar vivo sangue dalla bocca e dalle narici del suo cadavero: il che diè motivo a molti d'intingere i fazzoletti in quel sangue, e di credere ch'egli fosse innocente."
(159) A Uberto che il trattiene. L'arme di questa famiglia, conservata dal solo ramo dei Cancellieri del Bufalo, non era già un lione, ma sibbene un porco in campo liscio. Anche adesso quest'arme si vede in Pistoia sul palazzo di detta famiglia, estinta sul finire del secolo scorso, ed ora posseduto dal cavaliere Ganucci Cancellieri, che colla eredità ne prese il casato.
(160) Parini.
(161) Pacchiani.
(162) Sonetti di Annibal Caro contra il Castelvetro.
(163) Idem.
(164) Job III.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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