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      Corso a Firenze, dove Leopoldo II ondeggiava tra gli austriaci e le riforme, il Guerrazzi arringa il popolo, gli parla di patria, di libertà, lo sprona a fare, a sorgere, a imporre il suo volere al Granduca titubante. È arrestato nel gennaio del 1848 per ordine del Ridolfi, e rinchiuso nel Falcone di Portoferraio. Uscito di carcere in marzo, dopo la proclamazione della Costituente, ricomparisce in Firenze, allora tutta sottosopra, e dagli elettori di San Frediano viene eletto a far parte del Consiglio generale toscano. Nel settembre di quello stesso anno è mandato a Livorno perchè plachi il popolo e lo consigli a non commettere violenze, le quali molto avrebbero compromessa la causa della libertà. Ascoltata è la sua parola, seguito il suo consiglio. Ritornato a Firenze, vien nominalo ministro dell'interno; e, con Montanelli e con Mazzoni, pure ministri, cerca di mantenere il Granduca sulla via delle riforme. Ma il Granduca, impauritosi, fugge. Allora il Guerrazzi, il Montanelli, il Mazzoni, prendono le redini delle cose e costituiscono il governo provvisorio della Toscana. Sventano la congiura del generale Laugier, stato incaricato di sottomettere nuovamente il paese, e si rendono molto benemeriti della patria.
      Nella notte del 27 marzo 1849, viene il Guerrazzi nominato dittatore della Toscana: e, in quella carica, dà prova di alto coraggio e di grande energia. Ha da lottare contro gli austriacanti, contro i lorenesi, contro i moderati, anche contro il popolino, ma non si sgomenta per ciò; lotta e non si lascia vincere.


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La vendetta paterna - Lettere inedite - Predica del venerdì santo
di Francesco Domenico Guerrazzi
Perino Editore Roma
1888 pagine 162

   





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