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      Breve però fu il convivere loro in famiglia: uno non poteva sopportare la vista dell'altro: ingiurie aperte non alternavansi mai, nè mai si levava rumore in casa, bensì di tratto in tratto si laceravano con motti coperti, che parevano morsi di cane da presa. Alfine chi se ne andò a ponente, e chi a levante: insieme rimasero soli due fratelli, stati per lo innanzi svisceratissimi, don Marcantonio e don Luca, di cui lo amore aveva retto alla forza segreta, che li menava a odiarsi scambievolmente: però ognuno di questi faceva vita nelle proprie stanze.
      Quinci a breve io vidi don Marcantonio farsi giallo in volto quanto i fiorini di oro di Firenze: gli occhi gli s'infossarono, e incominciò a guardare strambo; le gote e le tempie gli apparvero stranamente infossate, e su queste certe vene scure gli camminavano a modo di serpi verso il cervello. Ma quello che parve, e fu singolare davvero, consistè in questo: che di tanto magnifico egli era stato in prima, incominciò ogni giorno ad assottigliare la spesa fino al puro necessario; licenziò i famigli; vendè i cavalli. Inoltre sul principio poco, più tardi punto uscì di casa, anzi dalla sua camera da letto: soffriva molestamente che io gliela nettassi: ed un bel giorno mi disse alla scoperta che me gli togliessi davanti agli occhi, e che non aveva bisogno dei miei servizi; lasciassi da mutargli lenzuola, salviette, nè niente, perchè era meglio tenersi intorno biancherie sudice, che servi assassini che spiano tutto, e ad altro non attendono che a rubarvi, e forse anche ad ammazzarvi.


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La vendetta paterna - Lettere inedite - Predica del venerdì santo
di Francesco Domenico Guerrazzi
Perino Editore Roma
1888 pagine 162

   





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