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      Ma non eravamo a nulla: allorquando la notte seppelliva nel sonno ogni animale, ecco don Marcantonio alzarsi da letto, e con un lumicino, che pareva spento. appressarsi al forziere, aprirlo, e ai ducati quivi dentro con molto ordine disposti volgere queste parole:
      Ah sciagurati, sconoscenti! che Dio vi danni, e il diavolo vi porti: perchè voi volete abbandonarmi? In che vi offesi? quando vi nocqui? quale mai danno avete riportato da me? Sopra l'anima, avanti di Dio vi adoro: io m'inchino, mi prostro davanti la vostra divinità: io vi ho ordinati, io messi in compagnia, io vi ho fatto gustare le dolcezze della famiglia. Sperperati nulla siete, uniti fate forza al cielo5; e perchè dunque, dopo avervi raccolto a prezzo della eterna salute e della mia fama di gentiluomo, volete lasciarmi in così grossa brigata? Che vi manca? ingratissimi! Forse non vi trovate in cassa forte? o forse non è bastante il serrame? o mancai mai pure una volta di chiudervi con diligenza? Qual madre vegliò mai il suo figliuolo com'io faccio con voi? Ed io mi sto qui del continuo seduto, pronto alla vostra chiamata, vigile per sovvenire ai vostri bisogni di notte... ma voi punto non vi commuovete; la pietà è chiusa nel vostro cuore di metallo. Andate; chiunque affligge suo padre non può far sì che non capiti male, ed io lo so; - fuori, serpenti, di casa mia; fuori, tizzoni d'inferno... io vi maledico... vi maledico... vi maledico.
      E qui farneticando co' capelli ritti abbrancava ducati, e a manca e a diritta li sbatacchiava furiosamente per terra.


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La vendetta paterna - Lettere inedite - Predica del venerdì santo
di Francesco Domenico Guerrazzi
Perino Editore Roma
1888 pagine 162

   





Marcantonio Dio Dio