- Pensate che ogni testa di queste vostre tante monete nel giorno del giudizio, per virtù di Dio, acquisterà lingua e loquela per raccontare il misfatto pel quale voi lo estorceste alla vedova e all'orfano per seppellirle nello inferno del vostro forziere...
Don Luca, se il demonio vi ha deputato suo procuratore per prendere l'anima mia, potete andarvene: tanto per ora non ho volontà di morire.
In quanto a questo, Marcantonio mio, la vita e la morte non istanno nella volontà dell'uomo: e voi, vedete, tornate a sbadigliare e a torcere la bocca: indizio certo, che vi riprende il male.
Andate via.... lasciatemi morire solo.... Taddeo, chiudi le cantere... portami le chiavi...
Prendete presto una cucchiarata di questo elisirvite se non volete tornare a svenirvi.
E fattosi dare un cucchiaro pieno di acqua vi gettò dentro quattro gocce o sei di liquore da una delle caraffine dello astuccio, e l'acqua ribollì fremendo, e fiammeggiò come se fosse fuoco. Don Marcantonio vedendosi accostare il cucchiaro alla bocca lo allontanò rabbioso, dicendo con amaro sogghigno:
Don Luca, don Luca! E sì.... e sì che dovrebbe bastarvi quello che avete fatto fin qui...
E che ho fatto io?
- rispose don Luca spaventato.
Voi? Siete presso a colmare la misura d'iniquità, che vi è stata assegnata per vostro compito.
Don Luca allora trangugiò il liquore che aveva mesciuto pel suo fratello: poi favellò pacato le seguenti parole:
Vedete, io l'ho bevuto; volete che io ne mesca un'altra cucchiarata per voi? La sincope sta per ripigliarvi.
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