Orazio, la tua madre vive?
Eccellenza no.
E il padre?
Nemmeno.
Cospetto di Dio! O che sei nato come un fungo?
proruppe impazientito.
Ah, reverito padrone, io nacqui da un uomo e da una donna travagliati quotidianamente dalla miseria così, che si affrettarono ad uscire da questo mondo come da una stanza senza impannate.
E figliuoli ne hai mai generati?
La villana che corre scalza alla macchia, potrà ella dire qual pruno le ha punto il piede? Nella medesima guisa la femmina, che a me si dette, avrebbe potuto dichiarare da cui rimase piena. Non menai moglie, e mi astenni dalla dolcezza dei figli: la memoria della brutta miseria dei genitori mi dissuase dal perpetuarla nei figliuoli.
Tu parli di oro, Orazio; io te lo domandava perchè intendeva assicurarmi lo adempimento, che a te commetto delle mie volontà, col terrore della maledizione paterna, o materna; nè quella dei figliuoli deve pesare meno grave, se meritata; - ma bada. Orazio, ti arriverà terribile anche la maledizione del moribondo; - e dove, trasgredendo alla promessa sacra, tu mancassi di consegnare queste mie lettere ai miei due fratelli, Orazio, fino da questo momento io ti maledico...
Eccellenza, oh! non mi parlate così, risposi io portandomi la mano destra al cuore; voi pensate a morire, ch'io penserò a consegnare le lettere ai vostri fratelli
13.
Sta bene; or bevi questo bicchiere di vino, e vattene.
Io bevvi senza sospetto. Allora come commosso dalla mia fiducia si alzò, e gittatemi le braccia al collo mi baciò in bocca. Povero don Luca! egli mi si era mostrato sempre umano e generoso: io per rispetto non gli resi il bacio sul volto, bensì su la mano, e come la faccenda andasse io non so dire; fatto sta, ch'io gliela bagnai di pianto.
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Dio Orazio Orazio Luca
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