..
Come manzo, che abbia sciolto le funi in quella che il maglio lo ha percosso in mezzo alle corna, barcollò, chiuse gli occhi, e, declinata la faccia, prese don Mario a borbottare suoni indistinti e rotti in guisa di singulti: poi la pelle aggrinzandoglisi fitta fitta tremò, diventò in viso prima violato come il petronciano, poi colore di lupino secco: al fine aperse le braccia, e giù sul pavimento svenuto a mo' di pane di piombo.
Degli adunati intorno alla tavola la più parte, presi da terrore, restavano immobili: alcuni, ma pochi, mi guardavano biechi, ma non ardivano muovere un passo. Io cinsi don Mario a mezza vita, lo sollevai di peso, e così com'egli era scamiciato lo trasportai all'aria aperta; immaginando tra me che il freddo, il quale in cotesta notte stringeva acutissimo, gli avrebbe apportato notabile giovamento. Lo deposi sopra un banco di pietra, e mi detti ad asciugargli il sudore strofinandolo forte forte per la fronte e pel petto. Allo improvviso ecco, ohimè! si risveglia... e sotto il pannolino vedo... in fè di Dio io non ho pelo che mi stia fermo, a rammentarlo soltanto.
Che cosa vedesti, di', Orazio?
domandarono ad una voce tutti i banditi i quali stavano con la faccia loro ammusati con quella di Orazio, come le formiche costumano quando s'incontrano per la via.
Che cosa vidi? - Io vidi dalla carne viva di don Mario uscire fiammelle verdi e celesti, e scivolando attraverso i capelli abbrustolirglieli: i capelli poi ardendo si attorcigliavano, per uno istante duravano cenere figurata in sottilissime spirali bianche, e disperdevansi; la pelle della fronte si rialzava in gallozzole, le quali scoppiando lasciavano colare un sangue sieroso, e giallastro: pel seno altresì guizzavano lingue di fuoco, e ne abbruciavano i peli: insopportabile il fetore.
| |
Mario Mario Dio Orazio Orazio Mario
|