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      - Soccorso! urlai, soccorso per lo amore di Dio! - Allora uomini e donne slanciaronsi fuori della osteria per portare aiuto; ma contemplando cotesto spettacolo spaventoso, presero a urlare a posta loro più forte che mai:
      - È il diavolo! Lo aveva detto, che non poteva essere altri che il diavolo! - Ed io:
      - Ma venite appresso, che il vermocane vi colga; o non vi ho chiamati col nome di Dio? -
      E' fu fiato gittato: quei somari, come se mille demoni se li portassero, sempre gridando "Domine aiutaci!" spulezzavano parte, e furono i più, per la contrada; e parte, volendo ripararsi dentro l'osteria, accecati dalla paura dettero del capo negli stipiti, e nei muri. A me poi lo spavento partorì effetto contrario, dacchè mi sentissi come inchiodato sul terreno, e privo della facoltà di muovere le gambe. Al divampare del fuoco per la faccia lo sciagurato don Mario apriva gli occhi lustri da gatto, e quindi subito li stringeva come persona, che ammicchi per lascivia: le gote, in prima pendenti, ora gli si distendevano stirate verso le orecchie, e mostrava i denti bianchi chiudersi e serrarsi; talchè pareva che ridesse di matta allegria.
      Più di una volta tentai con le mani spegnere le fiamme: ma, oltrechè me le sentissi ardere da dolorose scottature, il leppo grave mi stringeva la gola. Finalmente la paura cacciandomi addosso il delirio della febbre, mi sciolse di un colpo le membra: - non corsi, volai via fuggendo da cotesto spettacolo abbominato, e nel fuggire il vento mi portava per le ombre della notte questa preghiera, singhiozzata dal misero don Mario nel rantolo dell'agonia:


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La vendetta paterna - Lettere inedite - Predica del venerdì santo
di Francesco Domenico Guerrazzi
Perino Editore Roma
1888 pagine 162

   





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