Ma il libro, e la sua morale, non si devono giudicare dal linguaggio dei personaggi, bensì dalle considerazioni dello Autore. E Cenci non è nuovo a Firenze; vi è un Cenci di Shelley tradotto dal Niccolini, e stampato fra le sue opere dal Lemonnier; leggano e confrontino. So della persecuzione, che incontra; doveva essere. Ebbene, se vogliono battaglia, sono pronto a sostenerla: certo contro quegli abietti, che hanno reso nome di orrore la giustizia, ed atterrato questa colonna santissima su cui appoggiavasi la società, guerra sempre, finchè non sieno smascherati, e costretti a nascondersi per la vergogna. Anzi, trattateli bene questi scellerati; essi vorrebbero mangiare in pace, tranquilli, e per di più onorati, la infamia propria, e il sudore del popolo. Io li ringrazio di provocarmi, li attaccherò al palo, e ve li freccerò come fecero a San Bastiano. Se quelli che si avvisano a dire: fate piano, sapessero quattro anni e un terzo di prigione, che sia, e la salute rovinata, e le convulsioni e l'epilessia, e la rabbia di quella sbarazzinesca impudenza, e il sentirsi venduto dalla plebea viltà di otto o dieci mascalzoni... ma lascio, perchè mi viene il sangue al capo. - Fin qui non mi è capitato occasione di mandare il foglio alla Sig. Ersilia, e le quarantine durano. Qua continuiamo sempre senza cholera, e questo è il meglio. Giorni sereni per me squallidi e non per me, ma per la miseria della Patria, e dei miseri emigrati. Parecchi si ammazzano per disperazione, altri s'ingaggiano nella legione straniera, ch'è una morte più lunga.
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