Sicchè se il cholera cresce, il che Dio non voglia, qui avrete asilo, e, meglio che asilo, salute, perchè Ferdinando potrebbe sperimentare le acque di Orezza per la sua infermità miracolose.
Quaggiù niente di nuovo, ma in grandissima aspettazione. Saluti tanti a tutti.
Firenze, 27 luglio 1855.
Affez. Amico e parenteD. GUERRAZZI.
A Ersilia Bertelli.
Cariss.a Sig.ra Ersilia
I mali dei nervi, lo creda allo esperto, si guariscono meno con le medicine, che con la propria volontà. Animo più riposato, genere di vita mutato interamente, e aria, e aspetti di cose nuove li cacciano via: ella lo sa pur troppo; alle Murate mi visitarono garbatamente tre accidenti nervosi, epilettici; temeva che la munificenza di Leopoldo II mi avesse donato per sempre questo guiderdone reale - dacchè gli antichi lo chiamassero morbo regio - ma ridottomi qui, sedato l'animo, mutati modi di vivere, esponendomi sempre all'aria, immergendomi nel mare, sento a poco a poco scomparire il male. Ella adoperi il medesimo sistema, e si faccia animo; ai giorni nostri si vuole la donna forte, che scuote l'avversità come la polvere dalla testa. È molto tempo, che sapevo la morte del povero Chiarini, e delle misere condizioni della famiglia: anch'io mi adopererò fare quanto più posso. Egli era uomo di fede. Con dolore odo non diminuito, ma cresciuto, il morbo costà, e, da due ordinari mancandomi lettere dell'amico Corsi, me ne spavento. Qual sobbisso di guai sono piovuti sul mio povero paese! E non siamo a mezzo. Mal fa chi dipinge il futuro di rosa; il futuro è nero; il mio cuore è pieno di compassione per quei matti, che stanno a sciupar tempo in processi puerili, e non vedono qual beccheria il tempo appresta per loro, ed anche per noi.
| |
Dio Ferdinando Orezza Ersilia Bertelli Sig Ersilia Murate Leopoldo II Chiarini Corsi
|