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      Quando mi risponderà, mandi secondo il solito la lettera al Dott. Mangini. Saluti a tutti, e desideri di meglio.
     
      Affezionatissimo amicoGUERRAZZI.
     
     
     
      A Ferdinando Bertelli
     
     
      Carissimo amico
     
      Sento con piacere che la sua salute non va di peggio, e vo' sperare, che questa volta Livorno le gioverà assaissimo. Le donne poi col mare si rimettono come fiori, e pare che sentano come Venere nacque dal mare. La cagione del mio silenzio, avrà veduto, se legge il Diritto: lì scrivo; lì stampo i discorsi alla Camera.
      E' pare che non abbiano smesso il vezzo delle pantraccole laggiù. Io non sono amico, anzi avversario aperto del ministro Cavour; però non ho mancato dargli ragguagli, e consigli sul mio paese; ahimè! indarno. La marea monta, e per colpa dei vili quanto inetti moderati un'altra stella sorge in Italia, che temo forte non iscombussoli ogni nostro concetto.
      Stia sano, mi raccomandi alla sua famiglia intera, e ringraziandola della buona memoria, che conserva di me, mi confermo
     
      Suo affezionatissimo amicoD. GUERRAZZI.
     
     
     
      A Ersilia Bertelli
     
     
      Carissima Signora Ersilia
     
      Che ardire, e non ardire? Sono io, che devo ringraziare lei, la sorella, e la Signora Teresa, e il Babbo, dell'amore vero, che mi portate, e della cortese memoria, che vi compiacete conservare di me. Ella sposa: così va fatto; e, se niente niente il consorte la fa arrabbiare, procuri avere il pozzo in casa, e a gambe levate lo scaraventi dentro, e poi se ne prende un altro. Si fa col Papa? O perchè non si potrebbe fare coi mariti? Figliuoli meno che sia possibile, io per me sono di avviso del padre Bendini: meno galline, meno pipite; ed io lo so, e non sono miei.


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La vendetta paterna - Lettere inedite - Predica del venerdì santo
di Francesco Domenico Guerrazzi
Perino Editore Roma
1888 pagine 162

   





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