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      In che mi appuntano dunque? E che ha l'Apologia, di cui io mi abbia a vergognare? Amerei saperlo.
      Mi parla della difesa del Capponi. - Ma oh! non vede, che questa finta o vera moderazione è quella che tronca le ossa. Quali torti mi trova egli? Non egli mi propose ministro al Granduca? Non egli membro del Governo Provvisorio? - Forse non eseguii il mandato? Gli stessi carnefici miei non lo attestano? Dunque quali torti ho io? E perchè egli consentì che mi tramassero l'orribile tradimento? Egli si scusò allegando la cecità sua; ma il cuore è cieco?
      Ella vuole non parli del 12 aprile; non ne parliamo; ma io che ho sofferto (ella lo sa) la più che quadrienne carcere, e i colpi di epilessia, e le poche sostanze rovinate, e con fredda crudeltà il trovarmi esposto alla fucilazione tedesca, e la squisita prigionia con tramogge, ribalte, ecc. ecc., bisogna che lo rammenti; e tanto più lo rammenti perchè credo non aggravarmi la coscienza reputando il Ricasoli, e il Ridolfi capacissimi di farmi assassinare.
      Il popolo ha dimenticato: pazienza! Gli auguro ogni bene, e non gli rinfaccio niente, e niente domando da lui. Chi ha avuto, ha avuto, e credo ci possa stare.
      E poi venire a chiudermi in una villa! stare bonino; seguitare la politica del Governo, come hanno fatto i miei amici, ed implorare la elemosina di potere logorare in prò dei padroni quel po' di vita, di averi, d'intelletto che mi rimangono?
      Chi le ha detto che i miei amici seguano la politica del Governo? La oligarchia, che regge costà, ebbe la destrezza di mettersi il piviale delle idee, che fin qui sono la passione del popolo, e con esse dura.


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La vendetta paterna - Lettere inedite - Predica del venerdì santo
di Francesco Domenico Guerrazzi
Perino Editore Roma
1888 pagine 162

   





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