Torti sono i suoi, quando tradì l'antico amico, quando lo lasciò in mano dei suoi carnefici, quando lo espose ad esser fucilato dai Tedeschi. E, quando stava in prigione, mandò a scusarsi allegando la sua cecità; ma le cattive azioni muovono dal cuore, e il cuore non accieca. - Ferdinando queste cose sa, ha viste, ne fu parte; però doveva così rispondere e difendere l'amico perseguitato, e il parente?
Sul rimanente della sua lettera non risponderò. Solo le dico, che alle mie mani avreste avuto meno lumicini e più schioppi.
Le cose sono tutt'altro, che tranquille, e sicure. La libertà, cosa cara, caramente si acquista, e se pensano averla senza sagrifici, e atti virili, e risoluti, dubito assai se riusciranno. Ad ogni modo questo non ha da essere pensiero mio: ci provveda a cui tocca.
Tanti saluti a tutti in casa; e di nuovo accerti Ferdinando ch'io l'ho per buono e caro amico, e lo prego e lo conforto a mandarmi le nuove di quello che vede, ed intende, chè io di certo me ne gioverò nella via, che rimane a fare. Addio; anche Maria saluta.
Affezionatissimo amicoF. D. GUERRAZZI.
A Ferdinando Bertelli
Genova 26 Ottobre 1859.
Caro Amico
Rispondo tardi perchè stetti parecchi giorni a Torino. E' pare che Pandora versi il vaso dei mali sopra la sua famiglia: non può credere quanto questo ci affligge; ma a questa ora speriamo risanata la Signora Teresa, e gli altri mali attutiti. In questa speranza passo ad altro.
Conferii parecchie ore con Vittorio Emanuele; e co' ministri più volte. Il Carignano non può venire; Napoleone lo vieta; chè vuole restituito il Granduca con territorio accresciuto: pure non lo metterà per forza, riproporrà il cimento del suffragio universale perchè lo avvenuto (egli dice) è ristretto, e spremuto da una fazione.
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