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      Umana cosa è errare, celeste condonare lo errore. Se il tuo fratello ti offende e tu perdona; se egli torna a offenderti, e tu di nuovo perdona, oblia la ingiuria, o seguace di Cristo, e ricorda soltanto il fine di carità e di amore a cui tendono le ale aperte dell'anima tua. Altri si stanchi piuttosto ad offenderti che tu a perdonargli. O Creatura mortale, conviene a te mantenere odio immortale? Perchè vorrai segnare la corsa rapidissima alla morte e che ha nome vita con una traccia di sangue? Narrasi come il santo Filippo Neri supplicando un sussidio pei poverelli del Signore da certo barone romano si ebbe acerba ripulsa: tornato a supplicarlo con insistenza il superbo uomo prorompe in bestiale furore e percuote il Santo nel volto; questi, comecchè sentisse tutto il sangue ribollirgli nelle vene, pure placido e mansueto gli si volse dicendo: - per me la guanciata: ora datemi un po' di aiuto pei miei poverelli! - Perdono ai fratelli traviati, perdono ai nemici vinti come il Sammaritano infuse pietoso balsamo e olio nelle piaghe del trafitto Giudeo, Cessata appena la cagione dell'odio anche verso il nemico subentri un senso di benevolenza e di carità. Le mani liberate dai ceppi non si distendano alla vendetta, ma s'inalzino al cielo per ringraziare lo Eterno. E voi pure che mangiate il pane della violenza, e bevete il vino della abominazione; voi pure che peccate col fallo più grave che mai possa commettere l'uomo al cospetto di Dio, voglio dire la infame schiavitù in cui tenete le umane creature, solo che diate segno alcuno di pietà, e torniate alle case vostre, dove la gente a voi più caramente diletta vi attende. noi vi pregheremo pace:


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La vendetta paterna - Lettere inedite - Predica del venerdì santo
di Francesco Domenico Guerrazzi
Perino Editore Roma
1888 pagine 162

   





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