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      Dio sta in alto, e, il re lontano, rispondono i vicerè; e il dì in cui non hanno fatto piangere dicono: Ho perduto un giorno.
      I papi che da prima stettero contro i re per dominarli, e più tardi si accontarono con essi per bilanciarli, da ora innanzi si tramutano in ministri di principi, anche in lancie spezzate, anzi in sicari, oltre il volere della tirannide, suoi partigiani svisceratissimi; in questo mondo le prestano i tormenti della Inquisizione, nell'altro i terrori dello inferno. Ribelli ed eretici diventano tutta una cosa; il re accatasta sotto di loro le legna per arderli; il prete, convertita la religione in mantice, ci soffia dentro per suscitarne le fiamme. Al papa ridotto ad operare da schiavo per libidine di dominazione basta avere per trono anco il teschio dell'ultimo dei viventi sopra la terra.
      I perturbamenti religiosi o capovolgono le condizioni dei popoli, o le confermano; le capovolgono dove mirino a mutare di pianta la religione, le confermano se invece di schiantarla la riformano; imperciocchè sia chiaro che, le riforme togliendo via dagl'istituti nostri le parti più insopportabili e più odiate, si venga in certo modo ad allungare loro la vita: difatti Leone X argutissimo intelletto pei primi moti religiosi della Germania si spaventò forte e volle esserne minutamente ragguagliato; quando poi seppe che la guerra era mossa contro gli abusi della Chiesa, non già contro al domma cattolico, ebbe soddisfatto ad esclamare: "Si tratta di fronde; a primavera ributteranno.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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