La contrada di San Paolino compariva in cotesti tempi capitalissima della città, sicchè nel 1459 vi si contavano bene dugento torri, delle quali quattro spettavano ai Burlamacchi, la prima a Filippo Burlamacchi, di fronte a quella la seconda a Frediano che lungamente dimorò in Fiandra, la terza sorgeva di contro alla chiesa di san Paolino, e la quarta poco quinci discosto dal lato di tramontana: chiamasi il luogo quadrivio dei Burlamacchi; le quattro torri l'una all'altra prossime poste in assetto di guerra formavano fortezza inespugnabile secondo gli ordinamenti militari di codesti tempi. Insieme co' Poggi essi esercitarono il patronato della chiesa di Santa Maria di Filicorti, soli quello di Santa Maria della Rotonda; i sepolcri della famiglia furono fuori della chiesa di san Romano: fecero per impresa e fanno Croce azzurra in campo di oro e per cimiero una Sirena. Varie nei vari tempi le sostanze loro: nel 1530 i Burlamacchi si facevano ricchi di centoventimila fiorini e più, senza contare la casa nè l'opificio della seta: Michele, che morì nel 1529, lasciò di sua parte sessantacinque mila fiorini d'oro, oltre il fondaco avviato, a Francesco e agli altri suoi figliuoli, i quali per testimonianza del Penintesi avevano di già molto cresciuto il capitale e lo andavano ogni giorno viepiù aumentando, se non fossero loro cascati addosso due malanni, di cui il primo fu la rappresaglia commessa a loro scapito dalla Repubblica fiorentina sopra le navi dei grani che di Sicilia essi avevano tratto, e il caso più tardi avvenuto a Francesco, per la carcerazione e morte del quale i negozi parte cessarono e parte trapassarono in altri, non tenuto conto della moneta spesa per salvarlo.
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