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      Nè ciò che noi da maggiore lume assistiti conosciamo assurdo ed anco sacrilegio, tale appariva a Luigi XI, il quale, pervertito lo intelletto, credeva davvero che la Madonna di Embrun ignorasse i suoi delitti, noti solo alla Madonna di Parigi; così presso a morire, narrano gli storici egli non mostrasse verun rimorso per le tante crudeltà commesse protestando averle stimate necessarie pel vantaggio della monarchia, vale a dire di sè medesimo; solo, mostrando qualche scrupolo per la morte del duca di Nemours, parve un cotal poco pentirsi di aver fatto perire questo amico della sua giovinezza.
      Per questa guisa convertito il reame in arnese di guerra per forza di cose era mestieri adoperarlo; i re vincere l'un l'altro con le opere della pace non sanno; figli della prepotenza, da questa in fuori non pongono fede in altro, nè la occasione a cui la cerca e può valersene manca mai, anzi ella viene da sè: affermano gli storici che le Alpi furono aperte alla Francia dalla chiamata di Ludovico Sforza e dalla insania delle due donne, che Dio faccia triste, di Savoia e del Monferrato, ed è vero; però giustizia vuole che si aggiunga che, dove si fossero opposti anco tutti gli Italiani, mal vietate le Alpi sarieno state sempre: di vero prima di voltarsi alla Italia la Francia tastò la Spagna, ma per ben due volte se ne tornò indietro da Perpignano con la testa rotta; onde, volendo fare esperimento delle proprie armi, egli era naturale, che colà le adoperasse dove ne presagiva la impressione più agevole.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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