Col matrimonio di Ferdinando e d'Isabella i due regni sparirono; la guerra contro i Mori, oltre ad affrancare lo stato dalla presenza dello straniero, il quale quanto più vuoi industre e cortese, tuttavia straniero era e causa perpetua di umiliazione e di debolezza, giovò a ricondurre i baroni al guinzaglio e, rinforzati gli ordini del governo, a scemare l'anarchia dei comuni: quindi si accese la febbre delle scoperte, onde l'ardimento degli uomini toccò il sopranaturale, e le ricchezze rapite somministrarono abilità di ammannire armi e di soldare milizie; per ultimo le nozze di Giovanna con Filippo il Bello di Austria recarono sul capo del figlio Carlo il retaggio di Austria, della massima parte della duchea di Borgogna e la speranza della corona imperiale.
Ormai la Francia e la Spagna sono salite in grado che, possedendo entrambi orgoglio sterminato e modo di appagarlo, forza è che fra loro contendano: signoria non pate compagnia; per venire in cozzo la casa regnante di Napoli sbattacchiata dalla bufera francese era spagnuola e congiunta dei reali di Spagna; adesso nè manco a fabbricarselo da sè poteva occorrere più santo o più giusto pretesto per pigliare parte a coteste guerre e spogliare i parenti dei loro stati, quanto quello di accorrere a difenderli per impedire che altri ne li spogliasse: vero è bene che Ferdinando e Isabella col trattato di Barcellona aveva pattuito con Carlo VIII, che, mediante la restituzione della Cerdagna e del Rossiglione già ipotecati a Luigi XI, di lasciare in balìa di lui amici e parenti, ma simili contradizioni le sono rifioriture nella politica degli stati e poi ormai la Cerdagna e il Rossiglione erano stati restituiti, e l'appetito viene mangiando.
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