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      Ma larghezza non fa grandezza; chi troppo abbraccia meno stringe, un po' perchè la forza manca, e un po' perchè la materia discorde e fra sè pugnace non si lascia agguantare: molte le vittorie riportate da Carlo ed anco dal figliuolo Filippo contro la Francia, e nondimanco riuscì loro impossibile soggiogarla, talvolta invasero le provincie francesi o vuoi dalla parte d'Italia o vuoi dalla parte di Borgogna, ma quindi ebbero sempre a sostare, e ad accordarsi; e ciò perchè quanto più s'inoltravano e più occorrevano in duri intoppi, quali sono la guerra popolesca, la diffalta dei viveri, la desolazione, lo incendio: i danari mancavano, però il bisbiglio sommesso poi il ribellarsi riottoso della milizia condotta al soldo, le malattie ed altri che non si narrano guai: a non ritrarsene correvano il rischio del tarlo che si ammanisce il sepolcro nel buco che scava. Aggiungi due flagelli che minacciavano del continuo lo impero, i Turchi e i luterani. Formidabili i primi, di tratto in tratto con danno pari allo spavento invadevano la Ungheria e minacciavano Vienna, sicchè sul più bello bisognava lasciare in asso le imprese e correre a rintuzzarli se non si voleva che il Turco allagasse in Europa; questo per di fuori, dentro limava l'autorità imperiale la setta luterana; e se si affermasse che a Carlo poco calessero le faccende della religione, non si direbbe il vero; devotissimo cattolico egli era, di ogni pratica osservante; non passava giorno che non assistesse ad una messa, qualche volta a due; si comunicava tutte le feste capitali dell'anno; almanco un'ora il giorno meditava sopra i misteri della fede: può darsi che il diavolo sovente lo tentasse intorbidando le pure linfe della sua devozione con qualche immagine di futuro acquisto, ma la buona volontà ci era; e tutto ciò senza pregiudizio di tenere in carcere papa Clemente VII, di chiudere un'occhio perchè ammazzassero il figliuolo di Paolo II, di minacciare il cardinale di San Marcello, che poi fu papa Marcello I, di farlo buttare nell'Adige se non si rimaneva da sobillare i padri del concilio perchè piantassero Trento, con altre cosiffatte dolcezze.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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