Gli storici gentileschi deplorano la città cascata in mano ai ciompi, e tuttavia miriamo questa gente grossiera e meccanica governarsi ottimamente; munisce la città di mura e di torrioni, provvede alla diffalta della pecunia pubblica, tiene ferma la città in devozione allo impero, la difende dal principe di Oranges e da Pirro Colonna che la insidiavano. I noveschi fuorusciti si mordevano le mani: un pezzo aspettarono che il governo dei ciompi si sperperasse sotto i colpi delle loro scede, ma poichè videro che costoro non se ne davano per intesi, ricorsero ai fatti e, raccolto buon polso di armati, notte tempo avviaronsi a sorprendere Siena: se non che trovarono i cittadini in punto di riceverli secondo i meriti; gli storici affermano che della mossa dei noveschi furono avvisati da Fabio Petrucci venuto a screzio col congiunto Francesco uomo soperchievole e contumelioso. In questa occasione si narra come un giovane dei Trecerchi, non curando pericolo di essere morto dagli archibugi e dai sassi e nè anco di cadere prigione, trascorresse fino alla porta Eugenia o Santoviene(18) e quella percotendo con la mazza ferrata con gran voce sclamasse: "E noi tante volte tenteremo che una basterà per tutte." La balìa popolesca di Siena, vinto il pericolo, pensò vendicarsi, e gli riuscì, pigliando Monte Benichi alla sprovvista, dove assai dei noveschi come in fidata stanza si riparavano; avutili in mano, a varie pene li condannò. Fra gli altri merita ricordanza questo caso: a Ippolito Bellarmati mettono addosso la taglia di mille scudi con questo patto che, dove dentro tal tempo non li paghi, gli verrà mozzo il capo; ed egli antepose perdere la testa che i duc
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