ati: dicono che il facesse per amore della famiglia (imperciocchè, sentendosi vecchio e di salute malescio, considerasse che non valeva il pregio mantenersi in vita con la ruina della famiglia), e sarà; ad ogni modo non mancano esempi nella storia che altri a pari fato si conducesse per aspra avarizia, e mi riesce disagevole persuadermi che per mille ducati potesse cascare in tanta miseria la famiglia dei Bellarmati.
Nella guerra di Firenze per la libertà i Fiorentini mandarono oratori a Siena per istringersi in lega. Siena tentenna e si destreggia, parendole essere arguta; approfittando della occasione, cava di sotto a Clemente papa ottimi patti; nè questi stava su lo spilluzzico, chè, premendolo il bisogno non istava a guardare il nodo nel giunco: agevole co' principi farsi promettere in bosco, farsi poi mantenere in città gli è un altro paio di maniche: anco romperla coll'impero tuttochè impegnato in guerre zarose per Siena la era faccenda da pensarci due volte; molto più, che i noveschi in corte non rifinivano di tafanare Carlo V perchè mettesse con le spalle al muro cotesta plebe turbolenta; non desse retta alle sue lustre di devozione, così costretta di fare perchè non poteva mordere; ella per istinto nemica ad ogni potestà, mentre essi per diverso istinto erano alla potestà naturale puntello, e dicevano il vero, ma predicavano al predicatore che Carlo sapeva meglio di loro che col popolo non si può fare a mezzo, perchè nelle repubbliche democratiche il popolo governa ed è governato, mentre nelle oligarchie gli è come proprio istituto dei signori, prepotenti ad un punto e servili, abiettarsi da un lato per superbire dall'altro.
| |
Bellarmati Firenze Fiorentini Siena Clemente Siena Carlo V Carlo
|