I noveschi, sentendosi il vento in filo di ruota, ambiscono a cose maggiori; chiedono le armi, e il maestrato, invece di tôrle a tutti gli ordini dei cittadini, le concede anco a loro; il capitano Giambattista Borghese, che vedemmo nella vita del Ferruccio combattere infelicemente in Volterra contro l'eroe fiorentino, ne fa incetta a Firenze e le manda ai noveschi, poi tiene loro dietro: il popolo inasprito da quotidiane ingiurie si rovescia per le vie provocando i noveschi, i quali bene in arnese si stanno a riparo dei propri palagi, per lo che imbaldanzito il popolo si caccia in parte dove dinanzi e dietro ha nemici; preso come dentro alla morsa, poteva di leggieri opprimersi, e questo voleva, questo ad alta voce domandava il capitano Borghesi, ma anco qui prevalsero i consigli, i quali vergognando di mostrarsi vili pigliano sembianza di prudenti, ond'egli incollerito esclamando: "Poichè voi non volete vincere, gli è chiaro come l'acqua che volete perdere, e questo non voglio io", se ne andò via senza pure chiudersi l'uscio dietro. E così fu, perchè indi a breve, incamminandosi don Ferrante fuori del dominio sanese, e stando l'animo dei popoli sollevato, accadde che un vento impetuosissimo, diverte certe impannate, le sbatacchiasse sopra la tettoia di talune botteghe del Chiasso largo; dal quale strepito il popolo commosso saltò su a dare la caccia agli aborriti noveschi, di cui taluno ammazzò, molti manomise, nè si rimase finchè non gli ebbe del tutto spogliati dell'arme con tanta pertinacia volute e con tanta baldanza ostentate: intendeva altresì mandarne a sacco le case, ma, abbonito da personaggi autorevoli, ne depose il pensiero, non intieramente così che qualche cosa a taluno non rimanesse appiccicata alle mani.
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