Di subito un correr di gente a precipizio; le botteghe serransi in furia, ognuno va per armi; primo dei popoleschi a mostrare il viso un Giuli, ma gli Spagnuoli sparandogli addosso il ferirono; il Turamini investe Annibale Umidi e lo lascia in terra per morto: i popoleschi pronti accorrono alla riscossa e condotti dal Luti e da Landucci vietano ai noveschi irrompere dal Pantaneto. Giambattista Umidi capitano del popolo, come quello che, allevato in mezzo ai trambusti, quando accadevano, invece d'impaurirsene faceva pasqua, ordina sonarsi a stormo la campana grossa del palazzo, appello al popolo della patria in pericolo; di subito tu vedi versarsi un formicolaio di gente armata per le strade, la quale ottimamente condotta da prodi cittadini con irresistibile impeto si avventa contro certa bastita fabbricata dai noveschi in Camollia: in meno che non dici amen la bastita è sfondata, i difensori dispersi, ma non giova loro la fuga, chè raggiunti sono messi al taglio della spada; taluno si rimpiattò, e non gli valse, rinvenuti per le stalle, quivi trovarono la morte. In altra parte sei giovani noveschi più animosi che savi, non potendo starsene addopati ai muri di casa Bonsignori, scendono su la via e si cacciano dentro ai popoleschi, i quali sopraffatti dal furiosissimo assalto cedono terreno, e gli altri incalzano, sicchè pareva ormai che avessero la vittoria in pugno, quando di un tratto una grossa banda di Fontebrandesi li percuote di fianco; per la qual cosa mandati sossopra e respinti verso la casa, ebbero per ventura trovarne la porta aperta per ripararvisi dentro: colà attendevano a difendersi alla disperata, pure aspettando che i compagni del Terzo della città corressero a soccorrerli; ma i compagni, visto il caso buio, cagliarono.
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