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      Nè vi fu casa di noveschi che rimanesse illesa; causa di questo rovistare per ogni angolo la brama di trarre l'arme di mano ai nemici; ma poichè nei tempi andati la medesima causa fu pretesto a taluni di rapina, i caporali bandirono chiunque grancisse pagherebbe del capo; e non solo le case dei noveschi furono perquisite, bensì non andarono immuni quelle dei popolani, imperciocchè il popolo, informato come taluno pietoso gli avessero raccolti, volle rivilicarle, e lì pure trovatili, si difendessero o no, inermi ovvero armati, li trucidò; poi mosse contro il palazzo di don Giovanni brandendo le armi e le faci, e fu mirabile cosa che cotesto Spagnuolo, il quale fin lì aveva dato buon saggio di sè, sfinito di animo non valesse a far contrasto, al contrario ordinasse si aprissero le porte al popolo: questi entrò digrignante i denti e prima che si palesasse il nemico vibrava il coltello; tuttavia, cerca e ricerca, rovista da cima in fondo ogni ripostiglio, non rinvenne persona, conciossiachè, come il Malevolti racconta, i malcapitati noveschi (e pare impossibile!) aggrappandosi su pei pilastri si rannicchiassero sopra i cornicioni delle finestre i quali a sufficienza sporgevano in fuori, e colà stettero parecchie ore in agonia, chè, essendo ormai calata la notte, non furono veduti.
      A perpetuare il tumulto ecco giungere nuova che le battaglie del duca Cosimo si appressavano ai confini, già si sa, per tutela delle persone e per la quiete dello stato (che a cotesti tempi la causa della civiltà non era stata ancora inventata(22).) La balìa, e i popolani dando nei lumi sbuffavano e non provvedeano.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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