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      Giovambattista Umidi capitano del popolo allora mandò alle terre del dominio perchè tosto spedissero i loro uomini armati alla città; nella notte da Valdichiana e da Moltalcino ne vennero mille, e gli altri dietro come onde del mare; entrarono, circondarono il palazzo di don Giovanni, gli voltarono contro due cannoni e si ammanirono a farne un falò. Don Giovanni atterrito domandava al capitano: "Ed ora che novità è questa?" E il capitano a lui: "La novità è che questa gente di qui non si muove se le battaglie del duca di Firenze che voi avete chiamato ai danni della città non sieno tornate prima nei loro alloggiamenti." Don Giovanni s'ingegnò di fare l'albanese messere, protestando di non saperne nulla e che scriverebbe ben egli di buon inchiostro al duca che badasse ai fatti suoi e non si desse pensieri del Rosso. Il duca, avvisato che non tirava buon vento, ritirò le battaglie e spedì persona apposta per ragguagliare a modo suo lo imperatore dello accaduto; non meno solerte di lui il capitano Umidi inviava in diligenza un suo fidato al marchese Del Vasto affinchè la città dalle calunnie dei malevoglienti difendesse. Dato a tutto questo recapito, popoleschi e riformatori si assembrarono nello arcivescovado per vedere un po' quali provvisioni si avessero a pigliare; il Palmieri, che passava per testa forte e dottore era e sputava tondo, disse che per opinione sua bisognava stare alla riforma del Granvela (che universalmente si credeva consigliata da lui) e di più tenersi bene edificato don Giovanni, il quale commosso della attenzione avrebbe speso di buone parole presso lo imperatore per giustificare il popolo.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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