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      I parlamenti del popolo intero rari e solo per approvare, e al popolo ne avanzava, ponendo egli allora in massima parte lo studio della libertà nell'essere governato con amore e con cura del suo vantaggio; e per me credo che a molti, eziandio ai giorni nostri, basterebbe così: invece di assemblee universali, istituirono due consigli, uno maggiore e l'altro minore: in vari tempi il numero di ambedue vario, il primo presiedeva il podestà, che, non pago di eseguire la legge, la faceva, per consueto in compagnia e qualche volta anco solo; al secondo il capitano del popolo: dal luogo dove si adunavano, quello dicevano di San Michele, questo di San Pietro: eravi altresì un consiglio di credenza, non già distinto, sibbene composto di cittadini meglio saputi e prudenti dei due consigli, il quale trattava delle faccende destinate a rimanere segrete. Per un tempo il consiglio minore, scelto fra giovani, sopperiva alla mancanza dei consiglieri del primo, ma dopo ognuno ebbe attribuzioni proprie. I consiglieri traevansi a sorte da due tasche dove s'imborsavano i nomi dei cittadini che a norma degli statuti n'erano degni; più tardi si aggiunse una terza tasca, la quale da capo rimase soppressa.
      Agl'imperatori poco importò che i feudatari sparissero quando restava il popolo; anzi se, cessati i pastori rimaneva il gregge, guadagnavano un tanto. Bene avrieno potuto le repubbliche toscane affermare con la mano sopra la spada (chè a questo modo unicamente si afferma bene) la propria autorità, ma non vollero, intese per gara stupida a lacerarsi fra loro, o non seppero (perchè e' ci bisogna del buono e del bello per fare capire al popolo che il padrone della terra è lui, proprio lui). Però, quando gli stava per isguizzargli di mano lo imperatore, ei si volgeva al papa; o guelfo o ghibellino, gli era mestieri un attaccagnolo dove appiccare la libertà; per la quale cosa queste repubbliche di proprio diritto non si costituirono giuridicamente mai, e, per tacere di Siena, di Pisa e di Lucca, anco Firenze i giureconsulti dello impero sostennero feudo imperiale allorquando, prima di spegnersi la stirpe dei Medici, l'Austria ne dispose come di cosa sua; difatti Uguccione della Faggiuola in qualità di vicario imperiale tiranneggiò Pisa, e quando per tradimento di Castruccio sorprese Lucca, ci entrò e la tenne con titolo e potestà di vicario imperiale; nè con diverso titolo la signoreggiò poi lo stesso Castruccio, allorchè Uguccione ebbe perduto a un tratto Lucca e Pisa.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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