Pari furono in Uguccione ed in Castruccio le voglie rapaci e la prestanza nelle armi, superiore d'assai lo ingegno nel Castruccio; e due capi dentro una corona non entrano; e poi, per antichi e per novelli esempi, tristo o no il principe ch'ei sia, non perdona al suddito il dono del regno; i doni che si fanno ai principi, se tali da potere essere rimeritati, essi qualche volta rimeritano; se poi troppo grandi, gli hanno in uggia quanto le ribellioni, di vero gli uni e le altre fanno ricompensare dall'ordinario loro elemosiniere, il carnefice; però Ranieri figliuolo di Uguccione rimasto a Lucca, come più garoso del padre, essendo giovane, smaniando fare troppo presto, fece male, perchè, messe le mani addosso al Castruccio stava per mandargli il prete e il boia; e forse era meglio, ma il popolo, che s'innamora di chiunque ha potenza di fargli male, saltò su i mazzi, minacciando romperla se subito non si liberava Castruccio; di che sbigottito Ranieri da un lato s'industria menare il can per l'aia e dall'altro spedisce al padre Uguccione celeri messi a Pisa onde venisse via: ma Uguccione, che assai compiaceva alle turpi parti del corpo, massime al ventre, standosi a mensa rispose che non cascava nel quarto, e finchè non fu pinzo e satollo non si volle quinci rimovere. Intanto a Lucca il popolo armato si versava per le strade gridando libertà, e quando ci entrò Uguccione, il meglio che gli rimanesse a fare fu di fuggire, mentre Pisa, uscito appena, gli si ribellava al grido di: popolo, popolo, e libertà, il quale, comechè, più spesso che non dovrebbe essere, bugiardo, tuttavolta serbò e serba sempre virtù di agghiacciare il sangue del tiranno.
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