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      In questo tumulto si nota un caso che male s'intende, se pure non si spiega così, che il Guinigi, tutto inteso a vincere, fece di ogni erba fascio per procurarsi satelliti, i quali poi inferocirono per proprio conto, chè la mala compagnia grava sempre non solo le spalle, ma bensì anco l'anima e la fama: parecchi vinti al furiare della plebe ebbero asilo nelle case del Guinigi e furono salvi; i fratelli Serangeli, lo stesso Bartolomeo Forteguerra rimasero spenti a(24) ghiado; dopo passato il Rubicone che avanza a Cesare? Diventare imperatore o morire trafitto; a Lazaro occorsero ambedue i fati: fu principe assentendolo unanimi gli sbigottiti cittadini; pochi emuli bandì, fra questi Gherardo Burlamacchi antenato di Francesco, agli altri concesse perdono. A dire il vero, ei si mostrò mite tiranno, ma delle arti tiranniche si valse con inestimabile studio, condusse armi straniere, poche e fidatissime le paesane, profuse grazie ai complici meno per gratitudine che per allettamento a mantenerseli fedeli, si circondò di guardie, anzi diede loro stanza nel suo proprio palazzo. Non diverso dai prudenti tiranni, le forme del reggimento lasciò illese, e tuttavia giunse ad alterarne la sostanza, conciossiachè ridusse lo stato nelle mani dei borghesi, istituendo, per così dire, una oligarchia d'interessi, da cui escluse i dottori di leggi, i medici, i lettori di studio, insomma chiunque per dignità di dottrina o per eccellenza d'ingegno presentisse dovergli un giorno procedere avverso; nè può negarsi che secondo l'ordinario andamento delle cose umane ei si apponesse.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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