Ma la protezione dello impero proteggeva poco; imperciocchè i Lucchesi, minacciati da Luigi XII, come quelli che procedevano parziali a Massimiliano, e quindi a lui ostili, ebbero di catti di comprare la protezione della Francia per trentaseimila tornesi, e loro non parvero troppi. A Massimiliano successe Carlo V, che di bene altri ugnoli si mostrò armato dell'avo suo; i Lucchesi gli spediscono subito oratori per tenerselo bene edificato e chiedere la conferma del diploma di Massimiliano. Il cancelliere Gattinara faceva cascare la cosa dall'alto: negozio grave questo; molta ma molta somma richiedersi all'uopo per ispianare le difficoltà. I Lucchesi sentivano venirsi addosso i sudori freddi e guaivano miseria; ma il Gattinara spietato gl'intronava sponendo come nella dieta di Vormazia, quando si fermò la lega col papa, persone intendenti avessero dichiarato che Lucca senza incomodarsi poteva contribuire per sua quota di spese fino a 40000 ducati; e poi a lui essere noto di certa scienza che a Luigi XII in più volte ne avessero pagati due tanti: ora volevano mettere Luigi a petto di Carlo? Costui non pastore, non padre, non re, bensì mercenario: e quanto a fede Carlo, prima di tradire la promessa, avrebbe fatto falò di tutte le provincia dello impero senza lasciarne pure una. I Lucchesi stretti alla gola lasciarono scappare la offerta di novemila scudi; il Gattinara, compreso da orrore per lo avaro sussidio, lungi da sè sdegnosamente lo rigettava; intanto correvano o piuttosto si facevano correre voci sinistre: due baroni, uno tedesco e l'altro spagnuolo, chiedevano Lucca in feudo e quattrini subito; lo imperatore risoluto a romperla con la ingrata città, di voce imperiale, coi fatti francese: allora i Lucchesi con le lagrime agli occhi offersero quindicimila scudi in tre rate di cinquemila l'una
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