Non siamo uguali davanti alla legge? Non dobbiamo tutti avere parte così agli onori come agli oneri dello stato? E perchè la plebe porterà sempre il vino e beverà l'acqua? Ad ogni tratto che al popolo piaccia gitta un plebeo su la piazza o sul campo da disgradare Tullio o Cesare. Allargandosi il governo e mettendoci dentro le persone di sua fiducia piena, il popolo conseguiva la sicurezza che leggi in suo detrimento non se ne sarebbero deliberate, e alla men trista, avvertito in tempo, avrebbe fatto stare i legislatori in cervello." Di qui nuovi assembramenti e nuove richieste, non enormi certo nè ingiuste; tutto altro: ma pretendere a forza convertito in legge su nel palazzo quanto si delibera in piazza è morte espressa di ogni reggimento civile; meglio vale buttare giù il governo per rifarne un altro. Il consiglio messe a partito le leggi, rimasero vinte tutte: invece di 30 i consiglieri furono 40 per terziero, in tutto 120; non ce n'entrasse più di 3 per famiglia; proibito il cumulo degli uffizi; fatto posto a ben trenta popolani; ai filatori data facoltà così di vendere come di comprare sete crude; rinnovasi e con solenni riti si giura la promessa del perdono.
Adesso poi la si faceva finita davvero, ed i cittadini incontrandosi per via rallegravansi, per contentezza sopra l'una e l'altra guancia baciavansi; e s'ingannavano, chè il popolo è mare di molte onde ed una volta agitato non posa se prima l'ultimo flutto non venga a rompersi sul lido. Avanzava una gente di cui lo ingegno, il costume e le opere provammo e ai giorni nostri proviamo tuttavia; io renunzio a descriverla con parole mie, perchè parrebbe che voltassi addietro la faccia dal 1867 per favellare del 1531, e forse me ne potrebbe venire nota di maligno: riporto pertanto inalterate le espressioni di Giuseppe Civitali, di cui la cronaca si conserva manoscritta negli archivi del municipio di Lucca.
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Tullio Cesare Giuseppe Civitali Lucca
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