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      Allora fu pensato di mandare alla torre per sonare le campane a stormo, onde, avvisati i cittadini del pericolo della Signoria, con le compagnie dei gonfaloni traessero alla difesa del palazzo; il torrigiano, pił tristo di uno sbirro degli Otto, rispose che non si poteva fare senza la fede del partito dei Signori; materia di stato cotesta e andarne del capo: sopraggiunti altri cittadini, la fecero sonare per forza. Ai pił animosi dei rinchiusi in palazzo sembrava ostico di restare in prigione a posta di una mano di paltonieri; dissuasi da cimentarsi, si tennero un pezzo, poi, non potendo reggere al canapo, versaronsi gił nel cortile; qui si diede principio alla battaglia; poco giovarono alabarde e spade, nulla gli archibugi, e fu guerra a coltello; da una parte e dall'altra morti e feriti, e forse si finivano tutti se a taluno dei sediziosi non frullava in testa il pensiero che, traendo i cittadini al suono della campana, correvano rischio di trovarsi presi in mezzo a due fuochi; quindi saltarono fuori a pigliare gli sbocchi delle strade, lasciando i feriti ad aiutarsi come meglio potevano.
      Chi si trovņ a cotesto caso afferma che pareva il finimondo, e noi, che, se non a quello, ci trovammo presenti ad altri parecchi che gli dovevano come goccia a goccia rassomigliare, c'immaginiamo facilmente lo strepito dello incocciare delle armi bianche, il rimbombo degli archibugi, il correre, il gridare, il minacciare e gli estremi singulti; a questo unisci il rintocco delle campane di tutte le chiese, quasi voce di Dio che si lamenta sopra le iniquitą della sua creatura, la quale poteva creare e sarebbe sempre a tempo a ricomporre migliore; lo strillo dei fanciulli, le strida delle donne imperversanti per le vie co' capelli sciolti, gli occhi storti e le mani levate; chi domandava il marito, chi il padre; i vecchi piangevano maledicendo alla sorte che gli aveva mantenuti in vita per renderli testimoni di tanta calamitą; a tutti pareva venuta la fine di Lucca, e avrieno dato a patto, della persona un braccio, della fortuna il mezzo per salvare il resto; ed invece proprio in cotesto punto si mutavano le sorti, perchč i cittadini amorevoli del vivere civile si trovarono in tanta copia da sforzare i riottosi, i quali dapprima furono respinti fino nei borghi della porta di San Gervasio, dove fecero testa tentando ricuperare il perduto, massime il cortile del palazzo, essendo stati avvertiti come i difensori, spargendosi in varie parti della cittą per combattere, lo avessero lasciato vuoto; di vero fatta una punta fin lą pervennero e l'occuparono.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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