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      E ciò disse per tema delle artiglierie, che immaginava apparecchiate nel cortile pel palazzo. - Ma la paura davvero fu maggiore del danno; imperciocchè i sediziosi, ridotti nel cortile, vista la grande moltitudine della gente che veniva a combatterli, persero subito il cuore; gli altri intanto cominciarono a grandinare palle così repentinamente che la guardia dei sediziosi posta davanti alla porta del palazzo non ebbe tempo di ripararsi dentro, sicchè in un attimo rimase tutta morta o ferita; dei chiusi alcuni calatisi dalle finestre a tutta corsa fuggirono verso le mura dalla parte del Bastardo, poco innanzi a cagione di vetustà o per quale altro vizio ruinate, e quivi arrampicandosi per le macerie, con fatica non meno che con pericolo, gittandosi alla campagna scamparono la vita. I vincitori non omisero spingere costà uomini armati perchè s'impadronissero dei fuggenti, ma arrivarono tardi, e poi si crede che taluno mosso a misericordia facesse loro spalla memore del detto: che finchè abbiamo denti in bocca non si sa quel che ci tocca; di quei che rimasero in palazzo, parte caddero spenti sull'atto, pochi cercarono lo asilo nelle chiese, invano; dei commessi errori si ebbero il meritato castigo.
      La plebe, e qui sta il guaio, la quale il bene e il male non comprende laddove non sia rappresentato da una persona, messe da parte la patria e la libertà, prese a gridare: "Viva i Buonvisi!" E poi per la plebe, fin qui, variare principe o principato egli è mutare basto; non così pei maggiorenti, a cui la forma del principato dentro la quale si trovano piace come quella che dà fondamento alle dignità ed agli uffici loro: però, mentre paiono i soli zelatori del bene comune, attendono solo al proprio interesse; e Martino, che sel sapeva, diede subito su la voce ai gridatori esclamando: "Qui null'altro deve acclamarsi eccetto la libertà!" I quali gridi Furono con non poco turbamento uditi dal magnifico gonfaloniere e dagli anziani, quasi augurio sinistro di futuro danno; epperò commossi dentro ma in vista lieti gli si fecero incontro e gli favellarono le seguenti parole, che io cavo dal cronista e tali quali riporto, per la ragione altra volta allegata, che studiandoci su io non saprei come meglio significarle: "Magnifico messere Martino, voi siete il benvenuto quando, come crediamo, vi sia la libertà raccomandata; ecci stato detto che si è gridato in Lucca il nome della vostra casa; ora benchè, crediamo, sia contro vostro volere, pure ci corre l'obbligo dirvi che questo non si conveniva nè era da comportare, epperò sarebbe il caso che voi, unitamente a quelli che vi accompagnano gridaste tutti unitamente: "Viva la libertà, per la quale noi siamo pronti a morire quando alcuno volesse contaminarla.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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