La Chiesa gli rubò la mano e lo fece ardere; Cesare Cantù, in certo suo libro recentemente pubblicato col titolo Gli eretici in Italia, ci fa sapere che egli giudica calunniatore espresso di santa madre Chiesa chi afferma ch'ella facesse ardere vivi gli eretici: questo è falso; la Chiesa prima di bruciarli gli faceva strozzare. Di tale indole le difese del Cantù se non peggiori; su le fodere del libro un beghino francese scrive che cotesto libro mancava alla Italia: certo prima che il Cantù lo componesse non ci era; rimane a vedere quanto egli abbia provveduto alla patria, alla verità e alla sua fama componendolo, e di ciò basta ed è troppo.
A noi gente stracca di anima e di corpo male riesce comprendere quanto allagamento traboccasse dallo studio della Bibbia; ei si cacciò come il cuneo nel ceppo della tradizione e della dottrina chiesastiche; dapprima Roma non ci avvertì, o se pure ci badava, mal poteva anco da lontano presagire il guaio che le venne: dopo la stampa delle Bibbie ebraiche onde furono famosi gli ebrei soncinati, venne il furore delle traduzioni nelle lingue orientali: nella lingua volgare nostra affermasi la traducesse ab antiquo Iacopo da Varagine vescovo di Genova, ma non se ne trova traccia; dopo di lui la tradusse Nicolò Malermi; più tardi Antonio Brucioli di Firenze; successero al Brucioli traduttori biblici Santi Marmocchini, Zaccaria Rustici ed altri che non si ricordano; chi lo può sapere ammaestra che nel decimoquinto secolo se ne fecero nove edizioni, nel decimosesto venti: la smania di possedere Bibbie e le chiose le quali andavano dettandoci su alla giornata i teologhi non amici di Roma pigliava garbo e calore di febbre.
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