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      Papa Clemente accusava Carlo, e non era vero, di tepidezza, se pure non si doveva chiamare avversione, alla chiesa cattolica, come anco di leggi pubblicate nei suoi stati lesive della dignità non meno che degli interessi della santa sede; Carlo di rimando rinfacciava al papa la guerra accesa da lui per bene due volte a ruina di Europa e i perpetui sotterfugi per sottrarsi alla riforma della Chiesa nel suo capo e nei suoi membri; avere voluto e chiesto a sazietà si convocasse per questo un concilio generale, e poichè vedeva che gli si dava erba trastullo, egli erasi risoluto abolire nella Spagna la giurisdizione del papa, insegnando per quel modo alle altre nazioni come gli abusi preteschi potessero correggersi e l'antica disciplina restaurarsi senza bisogno di papa. - Troppo più di questi bisticci nocquero al papato. Roma assalita e messa al sacco e il mescolarsi insieme di tante e tanto varie nazioni. I Tedeschi non si potevano capacitare come un popolo ingegnoso qual è e confessavano che fosse l'italiano si rassegnasse a vivere soggetto ad un sacerdozio sozzo ed odioso che lo faceva poltrire nella ignoranza trassinarlo e scorticarlo a suo agio. Durante il sacco furono visti gli Spagnuoli, cattolicissimi se altri mai ne vissero al mondo, esercitare violenze immani e rapine senza requie, anzi dopo il pasto avevano più fame di prima; non così i Tedeschi, i quali certo bevvero il vino altrui e le altrui robe rubarono, ma sopratutto posero studio ad avvilire i riti della Chiesa per modo che mentre cingevano d'assedio il castello Sant'Angiolo questo fatto operarono: una torma di soldati vestiti da monaci e da preti saltarono in groppa a muli, a cavalli; uno fra loro appellato Grunvaldo, notabile per vaste membra, vestito da papa, con un triregno di carta dorata in capo monta sopra una mula con arnese alla grande; dietro a lui un altra comitiva di ufficiali immascherati quali da cardinali, quali da vescovi, con cappello o mitra sul capo, con vesti di vario colore a rosso o bianco o pagonazzo secondo la dignità; accompagnava la processione una moltitudine di pifferi e tamburi cui teneva dietro la folla del popolo rumorosa e festante; così Grunvaldo benedicendo a destra ed a mancina arriva fin sotto Castel S>. Angiolo, dove scende dalla mula e subito su di una sedia gestatoria viene tratto d'intorno a spalla di uomo; ora pigliato un ciottolone di vino o rovesciandoselo in gola propina alla salute di Clemente, i circostanti ne imitano lo esempio; poi impone ai cardinali il debito di professarsi fedeli allo imperatore e li sottomette con giuramento all'obbligo di non turbare da ora innanzi la pace dello impero con le fraudolenti ribalderie loro; oggimai sudditi tranquilli senza mescolarsi nel reggimento civile s'ingegneranno a vivere secondo i precetti della Scrittura e lo esempio di Gesù Cristo.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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