Ma di questo infelice parleremo più tardi.
Chiamati dalla fama della vetustissima università, dotti e ignoranti traevano dalle più remote parti di Europa a Bologna; i primi per insegnare, i secondi per istruirsi; veruna terra meglio disposta di quella alla dialettica dacchè il giorno per la filosofia non era ancor sorto; mancava la favilla per appiccare lo incendio, e questa, non già favilla ma torcia, fu Giovanni Mollio di Montalcino minore osservante. Costui, dopo avere professato con molta rinomanza nelle più celebri università d'Italia, si ridusse a Bologna, dove subito gli mosse guerra l'astiosa dappocaggine del Cornelio metafisico; di qui una sfida a disputare in pubblico, dalla quale il Cornelio uscì spennacchiato; l'ira lo fece spia, e sta bene, perchè mediocre in lettere, moderato in politica e spia siano tre focacce levate dalla medesima pasta; sottoposto il povero frate al sindacato di quattro cardinali, ebbe un santo dalla sua, perchè buono non lo rinvennero, e tristo da buttarlo sul fuoco neppure; solo gl'interdissero la predica sopra l'epistole di san Paolo, ma parlarono a sordo; allora il cardinale Campeggio lo cacciò via dalla università; trovo anco scritto che certo Baldassare Altieri mandava avviso ad un suo amico tedesco come un gentiluomo di Bologna, quando si fosse dichiarata guerra al papa, stava pronto a concorrerci a sue spese con seimila fanti da lui arrolati e pagati: quantunque a me paia cotesta più che altro iattanza, pure, fatta la parte sua alla esagerazione, si ha da dire che molti e potenti vivessero in Bologna gli zelatori della Riforma.
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