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      Nè finirono qui le sue vicende: dopo breve soggiorno a Salò fra i suoi, si recava a Pavia, dove fu professore tre anni: ma alfine ebbe a cedere allo sforzo del papa, che lo aveva tolto a bersaglio; riparò prima a Venezia, poi a Ferrara, dove la duchessa Renata lo munì di lettere commendatizie per Lucca, le quali accolte con favore, lui promossero i cittadini professore nello studio. Nè qui trovò requie; il papa sempre addosso, ond'ei l'ebbe a segnare col carbon bianco se gli riuscì ricoverarsi prima a Losanna, poi a Basilea; una volta si attentò tornarsene a Lucca per pigliarvi la moglie e i figliuoli, ma gli sbirri della Inquisizione, che stavano su le intese, lo sorpresero a Pescia mentre mangiava: vinto dalla paura alla vista di loro, si leva in piede di scatto ed impugnato il coltello, spaventato, spaventava i sbirri, i quali l'uno su l'altro aggomitolandosi, egli passa di mezzo a loro, ed essi lo lasciano ire con Dio. Molte opere egli scrisse e molto predicò; i riformati lo levano a cielo, i cattolici lo denigrano fino allo inferno: uomo fu come gli altri, ma certo operaio indefesso e di profitto grande da per tutto dove egli insegnò, massime a Lucca.
     
      FINE DEL VOLUME PRIMO.
     
     
     
      INDICE
     
     
      DEDICA.
     
      PROEMIO.
     
      Decadenza dei popoli graduata: difficilmente risorgono: e se risorgono, sentono per lungo tempo il sepolcro. - Viltà nostra di che danni operatrice nel secolo decimosesto; diversità che passa tra dominatore che ti regge in casa e dominatore che ti regge di fuori. - I papi prima dominatori, poi soci, all'ultimo aguzzini dei re.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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