Tra le eresiarche pongono altresì la Vittoria Colonna, e falsamente, perchè nelle cose della fede ella balenò anco troppo, chè la tirava l'Ochino, ma il cardinale Polo la tenne ferma al chiodo.
Però sopra Siena, sopra Ferrara, la città di Lucca noverava nel suo seno protestanti palesi e più nascosti, i quali aspettavano la occasione propizia per bandire apertamente la separazione di cotesto stato dalla chiesa cattolica. Cagione principalissima di siffatti umori predicano Pietro Martire, ed è vero, non però unica nè prima: ricordinsi gli alunni lucchesi del Savonarola, ed in ispecie lo zio di Francesco Burlamacchi spositore della vita del maestro ed istruttore della gioventù. Ora, per favellare di Pietro Martire, dirò che e' fu di Firenze e di casa Vermiglia, martire nominato perchè il padre suo afflitto a cagione della morte di quanti figli gli nascevano votò questo ultimo, se gli viveva, a san Pietro martire: gli sopravvisse, ed egli da galantuomo tenne il patto. Il giovanetto studiò molto e bene sotto Marcello Virgilio segretario della repubblica fiorentina ed ebbe compagni illustri; mite di natura e al tutto inchinato alle cose spirituali, si ridusse di sedici anni al chiostro dei canonici regolari di Santo Agostino a Fiesole; dei beni terreni non gli calse, anzi confortò il padre suo che la massima parte del censo avito legasse all'Albergo de forastieri in sussidio dei poveri; dotto di latino, di greco e di ebraico, di ventisei anni imprese l'apostolato della parola, la quale non impetuosa come quella dell'Ochino, bensì lene scendeva nei cuori portandoci la divina persuasione; e poi, quantunque in sembianza di vergine cristiana, pure gli arrideva la musa e quella di ardentissimo affetto lo proseguiva; però a lui sopra gli altri amici in delizia Benedetto Cusano grecista da Vercelli, volgarizzatore di Omero, e il poeta Flaminio: dopo avere predicato con plauso in molte terre d'Italia andò a Napoli abbate nel convento di San Piero in Ara; quivi avendo annunziato che predicherebbe sul testo della prima epistola di s. Paolo ai Corintii che dice: col fuoco sarà provata l'opera dell'uomo, tennero per sicuro che si trattasse del purgatorio; quindi si dilatarono le viscere ai romanisti, sicchè pensate quanta la maraviglìa loro e più la rabbia quando udirono chiarire da lui coteste essere parole simboliche ed accennare alla intera distruzione dell'errore: di autorità non fece a spilluzzico, nei libri dei santi come in quelli dei curiali si trova tutto e per tutto; i teatini, potentissimi, lo accusarono allora al vicerè Toledo, ma egli sostenuto dagli agostiniani non li badò; ricorso al papa, per quella volta la sgarrava.
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