Uscito da Napoli per colpa dell'aere maligno, peregrinò visitatore del suo ordine l'Italia, richiamando con ineffabile dolcezza i traviati su la diritta via; per ultimo venne priore di San Frediano a Lucca, e poichè qui trovò le coscienze disposte, a viso aperto prese ad esporre la sua dottrina; senza requie inteso a formare atleti i quali valessero a sostenere la lotta co' difensori di Roma, chiamava da Verona Paolo Lanciso famoso aristotelico ad istruire la gioventù lucchese nella lingua latina, da Ferrara Celso Martinengo nel greco, ed Emmanuele Tranellio nell'ebraico: guadagnò alla sua fede diciotto frati, i quali come diciotto apostoli spedì d'intorno a diffondere, come egli sosteneva, la luce della verità, e gli avversari affermavano, le tenebre dell'errore. Con lui s'accontò, e fu acquisto potente, don Costantino priore della Fregionara; egli sopra tutti infaticato istruiva i giovani nelle umane lettere e in divinità spiegando il Testamento nuovo ed i Salmi; nè giovani soli accorrevano ad udirlo, bensì ancora cittadini di ogni maniera, patrizi e popolani: nello avvento e nella quaresima predicava il solo Vangelo; nel rimanente anno prendeva per testo l'epistola di san Paolo, cosicchè in breve si vide fondata a Lucca una chiesa evangelica, di cui il Martire era salutato pastore, e seguace la parte migliore dei cittadini, i quali, dotti al pari che devoti, diedero in processo di tempo splendido segno di attaccamento alla religione riformata. Mentre queste cose avvenivano papa Paolo III si condusse fino a Lucca per conferirvi con Carlo V intorno ai negozi di Europa, massime intorno alle faccende
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