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      Tale la insolenza romana, a cui per mostrarsi adesso due volte più impronta non manca la voglia, bensì la possa.
      Il Beverini nei suoi lodati annali lucchesi a questo luogo racconta come Luiso Balbani dimorando a Brusselles, avendo grande amistanza col Granvela, potè senza essere veduto udire i ragionamenti tenuti fra lo imperatore, il nunzio apostolico e l'oratore di Cosimo I, sul conto della repubblica, i quali insomma mettevano capo a questo, che, là dove la Repubblica non si emendasse, lo imperatore le avrebbe tolta la libertà e sottoposta a Cosimo; dettando il Tommasi il sommario delle storie di Lucca dà di frego a questo racconto, principalmente fondato sopra la inesattezza di alcuni particolari che lo accompagnano; ma più che ci si pensa sopra, e più conghietturandosi comparisce vero o ad ogni modo supposto per costringere la Repubblica a qualche provvisione esiziale alla religione riformata.
      Intorno allo agostiniano così pertinacemente richiesto a Roma, anzi alla morte, ecco quanto trovo scritto: i nemici del Martire, e per converso gli amici di Roma, volendo tastare un poco l'umore del popolo, ottennero facoltà dai commissari romani di sostenere questo frate, che, sospetto di eresia, era confessore ed assai cosa del Martire; la Signoria si strinse nelle spalle e lasciò fare; meno codardi alcuni patrizi, ammiratori della pietà e della innocenza di quello, rompono le porte del carcere e lo liberano, ma nella fuga lo sciagurato cadde, si ruppe una gamba e fu ripreso per essere condotto più tardi a Roma quasi in trionfo.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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