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      Se non più famoso, più tormentato degli altri il padre Baldo Lupetino, il quale traverso venti anni di doloroso carcere ebbe caro il giorno del martirio come quello della liberazione.
      Comecchè le storie vadano piene della crudele tracotanza sacerdotale, pure in questa corsa traverso la Riforma in Italia mi sia permesso soffermarmi a narrare come lo inquisitore a Mantova non si peritasse mettere le mani addosso a persona congiunta di parentela col duca, il quale credendo che la cosa fosse accaduta per errore o che bastasse un suo cenno a comporla, mandò un messo con preghiera allo inquisitore perchè lo licenziasse; ma costui, che al pari degli altri cercava lo scandalo col fuscellino, rispose reciso: "non potere, e che al duca faceva di berretta, è vero, come a suo naturale signore, ma che il papa, di cui era in cotesto caso il rappresentante, stava sopra tutti i duchi, re e principi di corona della terra." A Faenza e a Parma la Inquisizione fece anche peggio: nella prima di queste città, sostenuta persona insigne per dottrina e per pietà, in odore di eresia è messa alla tortura; negando l'accusa, moltiplicano i tormenti e, non potendo spuntarla gl'inaspriscono al punto che fra atrocissimi spasimi vi lasciava il meschino la vita: il popolo diede di fuori e in un momento diventarono tritoli il palazzo, gl'istrumenti e gl'inquisitori medesimi: furori che per essere giudicati divini bisognerebbe che la passione consegnasse in mano alla ragione e si alternassero regolarmente per ora in capo all'anno almeno due volte, per rendersi poi necessari una volta appena in capo ad un secolo.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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