Lascio considerare a voi l'angoscia dell'animo mio alla vista del terribile spettacolo; mirabile poi la pazienza e la mansuetudine con la quale cotesti eretici patirono il supplizio; pochi sul punto di morire abiurarono la eresia, la più parte perseverò in quella con infernale caparbietà: i vecchi perirono chiusi nel silenzio, qualche giovane proruppe in gridi di dolore. Quando penso al carnefice col coltello insanguinato tra i denti, tenendo in mano lo straccio grondante sangue, afferrare con le braccia sanguinose le vittime una dopo l'altra come montoni per portarli al macello, davvero mi piglia il ribrezzo della febbre. Adesso adesso arrivano le carra per caricare i cadaveri, i quali hanno da essere squartati ed appesi sopra le vie maestre da un capo all'altro della Calabria; se il papa e il vicerè non mandano ordini per temperare lo zelo del marchese Buccianici, questi diserterà il paese: oggi ha emanato un decreto per cui sarà messo al tormento un centinaio di donne e poi morte; così pareggerà il numero degli uomini se non lo passa. Ora sonano le otto, e voglio andare ad informarmi dei discorsi tenuti da cotesti eretici indurati prima d'incamminarsi alla morte; mi si dice che taluno si mostrò temerario al punto di non volere guardare il Crocifisso e nè di confessarsi delle peccata; questi, messi da parte, saranno bruciati vivi: sento che gli eretici da guastarsi qui in Calabria sommeranno a seicento; costoro derivano dalla valle di Angrogna vicino alla Savoia, difatti qui in Calabria gli appellano oltramontani; nel regno, senza contare la Calabria, abitano quattro città, nè per quanto io sappia essi si conducono male; hanno poche lettere, di costume preclari, attendono intero alla coltura dei campi, e vicini a morte si mostrano molto religiosi a modo loro.
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