Sconvolto ogni senso morale, lodevoli anzi santi si giudicarono i fatti i quali si proponessero la esaltazione della Chiesa; tradimenti e sacramenti del pari graditi a Dio. Certo gentiluomo modenese notte tempo è chiamato in Castello Sant'Angiolo; ei va tremando per ogni vena; condotto alla presenza del castellano, questi lo interroga se egli avesse un parente del tal nome, il quale, condannato come eretico in Modena, erasi rifuggito a Ferrara; il gentiluomo rispose affermativamente; allora il castellano senza ambage gli dice: "Or bè, adesso a voi tocca morire, ovvero scrivete al cugino che pel giorno e alla tale ora si faccia trovare alla posta tale in Bologna per conferire insieme su negozio gravissimo; scegliete." Il gentiluomo sopraffatto dallo spavento scrive, e tuttavia lo tengono sostenuto fino ad esito del tranello; il quale pur troppo riuscì favorevole alla perfidia pretesca, imperciocchè il cugino improvvido, male affrettandosi per compiacere al parente, in breve cadesse nelle granfie sacerdotali.
Lascio dei morti, minori in fama (pari tuttavia nel merito, e nel merito come nel martirio furono Fannio faventino e Domenico della Casa Bianca da Bassano) per parlare della fine di Mollio da Montalcino; lui rendevano venerato presso la gente la scienza infinita e la pietà insigne, quindi tanto più dalla curia romana aborrito, la quale gli pose i suoi segugi dietro per agguantarlo, come di fatto lo raggiunsero a Ravenna dove si stava acquattato: giorno fausto giudicarono cotesto a Roma, dove venne tratto con istrepito di armati.
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